Prima famiglia - La guerra by Pietro Valsecchi

Prima famiglia - La guerra by Pietro Valsecchi

autore:Pietro Valsecchi [Valsecchi, Pietro]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2021-07-15T12:00:00+00:00


45

Spuntò un’alba incongrua, bella da fare male.

«Chiudi le tende» mormorò Milagros, che fino a quel giorno aveva salutato il sorgere del sole con allegria. Le riusciva insopportabile, adesso, il pensiero che di quella bellezza suo padre non avrebbe più goduto. Aveva il viso disfatto, gli occhi gonfi e rossi, e però lo stesso era bellissima.

Sal le si stese accanto: «Anche mio padre è morto nel fuoco» disse. Era la prima volta che raccontava di sé. Milagros volse verso di lui gli occhi pieni di lacrime. Continuò: «È morto per salvarmi» aggiunse.

«E tu stavi morendo per salvare il mio» mormorò lei. «Se avessi avuto bisogno di una dimostrazione d’amore» disse, «me l’hai data buttandoti in quel fuoco.»

Si abbracciarono in silenzio.

«Come si chiamava tuo padre?» domandò Milagros.

«Luigi.»

«Il mio Ramón» disse. Poi, stringendosi più forte a lui: «Gli piaceva andare in bicicletta, suonare la chitarra».

«Mio padre suonava il clarinetto.»

«E poi?»

«Era un uomo buono» disse.

Si abbracciarono. In un sussurro Milagros gli raccontò la sua vita, la morte della madre quando lei era piccola, il padre che era diventato tutto il suo mondo.

«Adesso sono sola» concluse.

«No. Adesso ci sono io nella tua vita. E mi prenderò cura di te, lo giuro.»

«Andrai via.»

«Ma tornerò. Tornerò sempre. E un giorno verrai con me. E staremo insieme per tutta la vita. Io mantengo sempre la parola. Costi quel che costi.»

La ragazza si addormentò di nuovo. Poco dopo bussarono alla porta. Era Ernesto: «Ha telefonato Saro» disse, mentre disponeva sul tavolo la colazione per Sal e Milagros. «Deve richiamarlo subito.»

«Grazie» rispose Sal, poi: «Tu resta qui con lei» comandò e senza, toccare cibo, si vestì e uscì.

L’aria conservava ancora l’odore del fumo. Sopra strade e case e automobili c’era un velo di cenere.

Sal entrò in un caffè, chiese di poter telefonare. I presenti lo guardarono con rispetto: la voce che l’americano si era buttato nel fuoco per salvare Ramón si era diffusa in un lampo e gli apprezzamenti nei confronti dello straniero erano unanimi.

«Allora?» domandò a Saro.

«Devi venire subito, Sal, cose grosse bollono in pentola.»

«Porci, galline o bastardume vario?» domandò. Sapeva della possibilità di intercettazioni, dunque parlava per allusioni.

Sempre alludendo gli rispose Saro: «Una festa di compleanno con tanti invitati, tante novità».

Sal capì che si riferiva a Maranzano e al summit che aveva organizzato. E sapeva pure che a chiedergli di tornare era Luciano, anche se il suo nome non venne pronunciato, né fu fatta alcuna allusione a lui.

«Quando sarebbe la festa?»

«Fra qualche giorno.»

«È morto un amico» disse, «torno dopo il funerale.» E riattaccò.

Si accese una sigaretta, si avvicinò a una finestra. La fabbrica di sigari, che fino al giorno prima era stata un gioiello del quartiere, adesso agonizzava. Dai vetri sfondati uscivano ancora esili fumi bianchi, la facciata era completamente arrostita, le palme che ornavano il giardino erano ridotte al solo tronco, il tetto era in parte crollato.

L’avrebbe rimessa in sesto, si disse, l’avrebbe ricostruita magnifica, e l’avrebbe intitolata al padre di Milagros.

Si avvicinò al banco, domandò un whiskey liscio. Il barista glielo servì doppio.

Gli uomini presenti continuavano a guardarlo con quell’aria di rispetto che aveva notato entrando.



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